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Verdura e ortaggi: perché è importante rispettarne la stagionalità

Febbraio 24th, 2023 Posted by Cucina Tipica Salentina 0 thoughts on “Verdura e ortaggi: perché è importante rispettarne la stagionalità”

La stagionalità dei prodotti alimentari è una questione importante per molti motivi, non ultimo il fatto che ci consente di godere di ortaggi e verdura fresche e nutrienti in ogni periodo dell’anno. In questo articolo, esploreremo il significato della stagionalità dei prodotti alimentari, i benefici per la salute e l’ambiente, e alcuni consigli per godere a pieno del valore nutrizionale e del sapore di ortaggi e verdura di stagione.

Stagionalità dei prodotti alimentari: che cos’è e perché è così importante

La stagionalità si riferisce al periodo dell’anno in cui un particolare ortaggio o verdura è coltivata e raccolta naturalmente. Ad esempio, le fragole sono tipicamente coltivate e raccolte durante la primavera e l’estate, mentre le mele sono coltivate in autunno. La stagionalità può variare anche a seconda della zona geografica, del clima e delle pratiche agricole locali.

Perché è importante rispettare la stagionalità dei prodotti alimentari? Innanzitutto, consumare frutta e verdura di stagione significa avere a disposizione prodotti freschi e nutrienti, poiché non sono stati sottoposti a lunghe fasi di conservazione o trasporto. Inoltre, i prodotti di stagione spesso costano meno rispetto a quelli fuori stagione, poiché non richiedono tecniche di coltivazione e conservazione costose.

Ma non sono solo i consumatori a beneficiare della stagionalità dei prodotti alimentari. Anche l’ambiente ne trae vantaggio, poiché la coltivazione e il trasporto di frutta e verdura fuori stagione richiedono maggiori risorse, come acqua, energia e carburante. Inoltre, la coltivazione di prodotti fuori stagione può richiedere l’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti, che possono avere un impatto negativo sulla salute umana e sull’ambiente circostante.

 

raccolta verdure-la vecchia osteria

Come scegliere la verdura di stagione: alcuni consigli utili

  1. Conoscere la stagionalità dei prodotti locali: la stagionalità di verdura e ortaggi può variare in base alla zona geografica, quindi è importante conoscere i prodotti che sono di stagione nella propria area.
  2. Acquistare prodotti freschi: optare per prodotti che hanno un aspetto fresco e fragrante, senza macchie o ammaccature.
  3. Preparare ortaggi e verdura in modo semplice: per godere appieno dei sapori naturali, cucinare frutta e verdura in modo semplice, ad esempio grigliandoli o saltandoli in padella con olio d’oliva e spezie.

In conclusione, rispettare la stagionalità dei prodotti alimentari è importante non solo per la nostra salute, ma anche per quella dell’ambiente. Consumare frutta e verdura di stagione significa avere a disposizione prodotti freschi, nutrienti e rispettosi dell’ambiente, mentre scegliere e preparare frutta e verdura di stagione può essere facile e delizioso.

 

Uno dei principi fondamentali alla base del nostro lavoro è il profondo rispetto della natura e dei frutti che essa è in grado di offrirci.
L’amore per la terra è presente in tutti i nostri piatti, realizzati solo con verdure e ortaggi di stagione di primissima qualità.

Per immergerti nei sapori autentici della tradizione salentina vieni a trovarci presso La Vecchia Osteria: siamo in Viale Francesco Lo Re, 9 a Lecce.

gnummareddhi

Gli gnummareddhi: dalla campagna alla brace

Dicembre 16th, 2022 Posted by Cucina Tipica Salentina 0 thoughts on “Gli gnummareddhi: dalla campagna alla brace”

Lecce si distingue per la ricchezza e l’esuberanza del barocco grazie alle sue chiese ed ai suoi palazzi seicenteschi costruiti con pietra leccese.
Conosciuta anche grazie alla sua gastronomia di alto livello, favorisce un’esperienza unica per chi vuole soddisfare il proprio palato.
Un piatto tipico da gustare, per esempio, sono gli gnummareddhi o turcineddi, involtini di interiora come fegato, polmone, cuore e milza, avvolti all’interno del budello di agnello.

Nati nelle aree del sud Italia, la loro dimensione è di due o tre centimetri di larghezza per una lunghezza di circa dodici centimetri.

La storia degli gnummareddhi

I signori feudali, i mezzadri ed i latifondi mangiavano solo le carni pregiate; al popolo spettavano soltanto le frattaglie. Così i contadini delle masserie fecero in modo da far diventare gustosi anche gli “scarti” degli ovini! Li cucinarono in tanti modi diversi e li resero una vera prelibatezza che tutt’ora troviamo nei ristoranti e sulle nostre tavole.

Non si sa per certo se gli gnummareddhi siano nati in un unico posto o contemporaneamente in zone diverse e con diversi modi di preparazione. L’unica cosa certa è che presto sono diventati una pietanza molto amata dai contadini delle masserie che li abbinavano anche a cipolle, peperoni o formaggi di pecora o di capra.

Gli gnummareddhi vengono cucinati di solito sulla griglia con foglie di alloro o rametti d’ulivo e ramagghia, ovvero foglie d’ulivo conservate dopo la potatura e lasciate in balle per vari mesi. Infine, vengono serviti in piatti o in un panino. Il metodo di preparazione di questo piatto non cambia molto nelle varie zone in cui è proposto; ciò che in realtà cambia è la sua denominazione.

Gli gnummareddhi prendono il nome dal latino glomu, glomeris e dal latino antico gnomerru che significa “gomitoletto”. A Foggia, invece, il loro nome è Turcinello che deriva dal verbo “torcere “oppure mboti nel Salento. In Irpinia vengono preparati anche al sugo e li chiamano “mugliatielli”.

Dalla campagna gli gnummareddhi sono diventati una tradizione culinaria, nominati anche in una poesia di Raffaele Chiurazzi che si intitola “O scartellat” il quale paragona un mendicante gobbo ad uno di questi involtini.

Curiosità

Vengono anche mostrati in un film con Rocco Papaleo che si intitola “Basilicata coast to coast” dove un piatto di gnummareddhi fa desistere uno dei personaggi dal proposito di evitare i ristoranti nel viaggio a piedi da Maratea a Scanzano Jonico e solo chi ha sentito il profumo sfrigolante degli gnummareddhi può capire di cosa si tratta.
A seconda della zona di origine gli gnummareddhi vengono prodotti tutto l’anno, oppure mangiati come tradizione pasquale.

Se vuoi degustare il sapore autentico degli gnummareddhi, preparati secondo la tradizione, vieni a trovarci. Da noi troverai tutti i primi tipici della nostra terra, preparati con cura e presentati con maestria!

maritati

L’arte culinaria Leccese: i Maritati

Novembre 28th, 2022 Posted by Cucina Tipica Salentina, Tradizioni salentine 0 thoughts on “L’arte culinaria Leccese: i Maritati”

Stai pensando di passare le tue vacanze a Lecce? Probabilmente ti sarai imbattuto in molti siti web che parlano dei Maritati.

Dalle foto ti sarà facile intuire che sono due formati di pasta tipici della tradizione pugliese: le orecchiette e i maccheroncini.

I Maritati sono consumati nelle occasioni di festa e in particolare durante il pranzo della domenica, meglio ancora se si è in compagnia di tutta la famiglia.

Ma come mai si chiamano così?

Origine del nome

“Maritato” rimanda all’idea del matrimonio e, infatti, nella cultura di questa terra le orecchiette rappresentano le donne, mentre i maccheroncini raffigurano gli uomini. Di conseguenza, si era soliti gustare i Maritati durante i pranzi nuziali per augurare agli sposi un matrimonio ricco di prosperità.

È ancora frequente la realizzazione manuale di questi prodotti con acqua e semola di grano duro, che le donne di un tempo pesavano “a occhio”.

In passato, per realizzare le orecchiette si era soliti creare prima un dischetto di pasta che successivamente veniva incavato con un dito.
Anche se alcuni si attengono ancora a questa tradizione, il procedimento più moderno prevede di scavare le orecchiette con il coltello e poi di sistemarne l’aspetto per darne la forma tipica.

L’esecuzione dei maccheroncini è rimasta inalterata nel tempo, per cui si lavora l’impasto di semola e acqua e si procede con il ferro. Questo formato di pasta presenta un buco al centro che favorisce l’entrata del condimento e, ovviamente, questa caratteristica garantisce il perfetto connubio tra pasta e sugo.

Con cosa abbinare i Maritati?

I Maritati sono diffusi in tutta la Puglia ed è possibile condirli in mille modi diversi.

Per esempio, la tradizione salentina prevede l’utilizzo di una ricotta forte, chiamata “ricotta scanta”. In dialetto, questo termine descrive il forte odore e lo spiccato sapore del prodotto caseario.

Questo formato di pasta è perfetto se abbinato a sughi rossi di carne – tipici dei pranzi domenicali pugliesi – soprattutto con una spolverata di pecorino.

Per chi preferisce i piatti della tradizione contadina, è possibile gustare i Maritati con un sugo semplice di pomodoro insaporito con la cacioricotta, un tipico formaggio prodotto in Puglia.

Il territorio pugliese vanta una varietà di verdure notevole, che vengono ancora coltivate nel pieno rispetto della tradizione.

Una ricetta tipica consiste nel servire i Maritati in accompagnamento ai broccoli. Solitamente i contadini li cuocevano nella stessa acqua in cui si era soliti “calare” – ovvero buttare – la pasta, così da risparmiare sul consumo della legna.
Una versione moderna prevede una crema di questa verdura in accompagnamento a una proteina animale, come la salsiccia o il caciocavallo, che crea un mix perfetto di sapori.

Sicuramente l’accostamento più conosciuto è orecchiette e cime di rapa, che andrà bene anche con i Maritati.

Oltre a questo abbinamento, in Puglia si è soliti accompagnare questo formato di pasta con un condimento a base di broccoli e acciughe. Un’aggiunta che darà ancora più sapore è un tarallo sbriciolato e tostato con un filo d’olio che andrà a completare il piatto.

Per immergerti nei sapori autentici della tradizione salentina, vieni a trovarci e lasciati conquistare dai nostri piatti tipici: siamo in Viale Francesco Lo Re, 9 a Lecce.

scapece

La Scapece: una ricetta marinara

Novembre 28th, 2022 Posted by Cucina Tipica Salentina, Tradizioni salentine 0 thoughts on “La Scapece: una ricetta marinara”

La Puglia, una terra dal fascino inestimabile, capace di conquistare i suoi visitatori con spiagge da sogno, paesaggi indimenticabili, cortesia e calore, ma…anche di prenderli per la gola!

Prerogativa dei ristoranti tipici del centro di Lecce è quella di offrire piatti della tradizione in un locale semplice ma autentico che sarà in grado di rispettare tutti i canoni tipici dell’accoglienza salentina.
Quale scelta migliore quindi di sedersi e godere delle specialità gastronomiche che solo questa terra saprà offrire? Una ricetta tipica del Salento e molto diffusa è la scapece, originaria della città di Gallipoli in provincia di Lecce.

Preparazione della scapece

Questo piatto ha origini marinare e prevede una base di ingredienti di pesce, rigorosamente proveniente dal mar Mediterraneo, che doveva essere conservato per diverso tempo per sopperire alla fame nei periodi di carestia.
I pesci più utilizzati sono quelli di piccole dimensioni, massimo dieci centimetri, tra boghe, argentini, masculare, tremule e pesce azzurro che si trova comunemente nelle reti dei pescatori. Questi piccoli pesci vengono fritti e poi lasciati marinare insieme a mollica di pane bagnata con un mix di aceto bianco e zafferano in polvere che conferisce il tipico colore giallo al piatto. Un mix di ingredienti provenienti dal mare pugliese e dall’entroterra in grado di creare un sapore unico e autentico, tipico della tradizione.

La scapece è servita da ogni ristorante tipico del leccese ma anche alle feste patronali oppure da chioschi ambulanti, diffusi soprattutto nella stagione estiva, insomma, un perfetto cibo da strada di origini povere, semplice e dal prezzo contenuto. Il pesce non viene pulito a causa delle piccole dimensioni ma non temete, la marinatura in aceto che avviene in tinozze di legno, sarà in grado di ammorbidire le lische rendendole impercettibili al palato.

Origini della tradizione

Si dice che la ricetta della scapece gallipolina nacque oltre cinque secoli or sono, durante le incursioni di popoli che arrivavano dal mar Mediterraneo che vedevano la popolazione locale costretta a rifugiarsi dentro le mura della città per difendersi. In questi periodi le persone dovevano avere la possibilità di conservare il cibo per lungo tempo; la soluzione era conservare il pesce, altamente deperibile, friggendolo e sommergendolo di aceto. Il piatto, sebbene economico, risulta molto sostanzioso grazie alla presenza dei grassi dovuti dalla frittura, delle proteine del pesce e dei carboidrati contenuti nel pane, insomma, una soluzione geniale per sopperire ai lunghi periodi di carestia. Un piatto molto semplice ma ricco e gustoso che è rimasto nella tradizione culinaria leccese grazie al grande successo che ha riscosso tra gli abitanti e i turisti che visitano questa meravigliosa terra.

Chi si reca in Salento non può andare via senza aver assaggiato questa specialità, quale scelta migliore di un tipico ristorante direttamente nel centro della meravigliosa città di Lecce? Vi aspettiamo, siamo in Viale Francesco Lo Re, 9 a Lecce.

paparine 'nfucate

Le paparine n’fucate: “senza lapazzu cc’ì nnè fazzu”

Ottobre 28th, 2022 Posted by Cucina Tipica Salentina 0 thoughts on “Le paparine n’fucate: “senza lapazzu cc’ì nnè fazzu””

Quando si pensa di visitare una nuova città, è importante lasciarsi conquistare anche dai sapori tipici del territorio. Per questo durante una visita a Lecce non puoi lasciarti scappare un piatto come le paparine n’fucate, dal sapore unico e particolare.

Se non le hai mai assaggiate e non sai di cosa si tratta, le paparine sono verdure spontanee tipiche del Salento. Queste prendono il nome dal papavero, la pianta da cui vengono raccolte prima che spunti il fiore. Gustose, anche se un po’ difficoltose da pulire, sono perfette da mangiare come contorno, piatto unico da servire con del pane casereccio ma anche come farcitura per le focacce.

La ricetta delle paparine n’fucate

Per preparare le paparine ‘nfucate è fondamentale innanzitutto pulirle accuratamente, separandole dalle radici ed effettuando diversi passaggi nell’acqua, così da eliminare ogni residuo di terra. A questo punto si possono aggiungere ad un soffritto fatto con olio, peperoncino ed uno spicchio d’aglio. Sala a piacere e lasciale stufare per circa 30-45 minuti, aggiungendo prima della fine della cottura una manciata di olive nere.

Abbinamenti ideali

Questo piatto è solitamente abbinato nella tradizione leccese al cosiddetto “lapazzu”, un’altra erba spontanea tipica del territorio. Questa serve ad addolcire il gusto agreste della paparina, creando un equilibrio di sapori davvero gustoso. Da questa associazione nasce il famoso detto salentino ‘‘paparina senza lapazzu cc’ì nnè fazzu”‘, proprio a sottolineare che l’esplosione di gusto avviene attraverso l’abbinamento di queste due erbe.

Per immergerti nei sapori autentici della tradizione salentina, vieni a trovarci e lasciati conquistare dai nostri piatti tipici: siamo in Viale Francesco Lo Re, 9 a Lecce.

la scurdijata

La Scurdijata: il piatto dei contadini salentini

Ottobre 19th, 2022 Posted by Cucina Tipica Salentina 0 thoughts on “La Scurdijata: il piatto dei contadini salentini”

La Scurdijata è uno dei piatti più gustosi, caratteristici e rappresentativi della cultura gastronomica salentina.

Se ancora non lo conosci o non l’hai mai assaggiato, devi sapere che, come molte altre gustose ricette del territorio, anche questo piatto nasce dalla tradizione contadina, legata in questo caso ai ritmi della lavorazione dei campi. Al mattino presto, la Scurdijata era il piatto che saziava i braccianti; con i suoi ingredienti sostanziosi e genuini, permettendogli di svolgere il lavoro, dall’alba al tramonto, con grande energia.

La Scurdijata veniva generalmente preparata con pochi ingredienti, semplici e saporiti, molti dei quali avanzati dai pasti dei giorni precedenti. I contadini potevano consumarla a casa, prima di uscire per andare al lavoro, oppure conservarla nella bisaccia per mangiarla durante il tragitto che separava il paese dai campi da coltivare.

I piatti tipici della tradizione popolare italiana, fra cui quelli salentini, sono tutti caratterizzati da alcuni tratti ricorrenti. L’uso di prodotti genuini di ottima qualità, provenienti dal territorio, poco costosi e facilmente reperibili; il riutilizzo scrupoloso e sapiente di ogni ingrediente, in modo da non avere sprechi che, in un mondo difficoltoso com’era quello contadino, di certo non erano concepibili.

La semplicità di questa ricetta e degli ingredienti utilizzati non deve però trarre in inganno! Come spesso accade, infatti, questi piatti antichi, gustosi e casalinghi, regalano al palato un piacere difficile da trovare nelle preparazioni più moderne ed innovative.

Preparare La Scurdijata

Ma come si prepara allora la Scurdijata? La ricetta è realizzata con ingredienti poveri: legumi (come fave, fagioli, piselli o ceci), olio, alcune fette di buon pane pugliese (meglio se raffermo), verdure come cicoria, rape, bietole, broccoli, e poi aglio, sale, pepe e peperoncino secco.

La preparazione è molto facile: si soffrigge l’aglio nell’olio caldo, si aggiungono le verdure precedentemente lessate e si fanno cuocere per una decina di minuti; si aggiungono poi i legumi, anch’essi già lessati, fino a farli un pochino sfaldare per creare così una gustosa cremina; si aggiungono sale, pepe, peperoncino e una dadolata di pane raffermo, fritto o tostato in precedenza; infine, si compone il piatto mescolando la dadolata di pane alla minestra, che andrà ad ammorbidirlo e a insaporirlo, irrorando il tutto con abbondante olio d’oliva.

 

Se vuoi degustare il sapore autentico della tradizione salentina, vieni a trovarci. Da noi troverai tutti i piatti tipici della nostra terra, preparati con cura e presentati con maestria, in un locale dall’atmosfera semplice e accogliente, che ti farà sentire come se fossi a casa tua!

pasta fatta in casa

Pasta fatta in casa: la tradizione salentina del pranzo domenicale

Settembre 20th, 2022 Posted by Cucina Tipica Salentina 0 thoughts on “Pasta fatta in casa: la tradizione salentina del pranzo domenicale”

Il Salento è terra di mare, paesaggi mozzafiato, movida e folklore. Ma è anche terra di tradizioni millenarie e di specialità eno-gastronomiche d’eccellenza. Tra i tanti piatti tipici che il territorio leccese offre a turisti e visitatori, la pasta fatta in casa merita senza dubbio un posto d’onore.

Non si sa quando l’usanza di preparare la pasta in casa prese piede in Salento; quel che è certo, però, è che nel Basso Medioevo questo alimento era appannaggio delle classi sociali più agiate. Già a partire dal XVI secolo, però, anche tra i ceti meno abbienti si diffuse l’usanza di preparare la pasta in casa con pochi, semplici ingredienti: acqua, uova, farina, sale e… tanto olio di gomito!

Fonti storiche narrano che nel 1647 i Salentini si opposero fieramente ad una legge dei dominatori spagnoli, che volevano imporre una tassa proprio sull’amato alimento. All’inizio del XVIII secolo, in tutta la Puglia molti mulini vennero sostituiti da pastifici artigianali, alcuni dei quali sono sopravvissuti sino ad oggi.
Ma per gustare il vero sapore della tradizione, quello che per secoli le madri e le nonne hanno portato sulle tavole imbandite della domenica e dei giorni di festa, bisogna avere la fortuna di imbattersi in una pasta preparata secondo l’antica ricetta, rigorosamente a mano e con ingredienti di prima qualità. E’ una lavorazione lunga e che richiede un certo vigore nell’impastare, ma che produce un prodotto dalla consistenza perfetta, corposa e nutriente, ideale per l’alimentazione di grandi e piccini.

Pasta fatta in casa: un formato per ogni ricetta

Partendo dalla ricetta della pasta fatta in casa, possiamo realizzare numerosi formati che fanno parte della tradizione e della cultura culinaria salentina:
– le orecchiette: sono senz’altro uno dei piatti tipici Pugliesi. Sono tondeggianti e di forma concava;
– la tria è una pasta che ricorda, nella forma, i maltagliati, condita con un sugo a base di ceci;
– le sagne ricce, dette anche sagne ‘ncannulate’, realizzate per omaggiare San Giuseppe: hanno infatti la forma di strisce arrotolate su sé stesse, a richiamare i trucioli di legno che si trovano nelle botteghe dei falegnami;
– i minchiarieddri, o maccarruni, hanno la forma di piccoli maccheroni affusolati; in molte ricette vengono associati con le orecchiette per realizzare i noti maritati.

Ad ogni formato si accompagnano sughi e condimenti specifici, secondo tradizioni che si sono evolute nel tempo per esaltare le particolarità di ogni formato. Nella zona di Bari le orecchiette, ad esempio, vengono condite con le cime di rapa, ma nel Salento è tipico accompagnarle con un ragù corposo e saporito. Le sagne ricce sono di solito preparate con sughi rossi a base di pomodori freschi e succosi. Tipicamente salentina, poi, è la tradizione dei “ciceri e tria”, una particolare pasta fritta con ceci.

Se vuoi degustare il sapore autentico della pasta salentina fatta in casa, preparata secondo la tradizione, vieni a trovarci. Da noi troverai tutti i primi tipici della nostra terra, preparati con cura e presentati con maestria, in un locale dall’atmosfera semplice e accogliente, che ti farà sentire a come se fossi a casa tua!

carne a pignata

Carne a pignata, ed è giù profumo di Salento

Agosto 12th, 2022 Posted by Cucina Tipica Salentina 0 thoughts on “Carne a pignata, ed è giù profumo di Salento”

Passeggiando per il centro di Lecce, ma più in generale nei centri del Salento ad ora di pranzo, sentirai profumi che come pepe, alloro, pomodoro e peperoncino. Lasciati trasportare da questi odori e sapori e siediti a La Vecchi Osteria: il nostro ristorante a conduzione famigliare che troverai nel centro della città. Qui, grazie alla cucina di Chef Totu troverai ricette della tradizione locale, utilizzando prodotti che sono l’eccellenza del Salento. Uno di questi è, sicuramente, la carne a pignata.

La pignata è un contenitore di terracotta con i manici che esternamente viene smaltato. In questo contenitore la carne, le verdure e le spezie cuociono molto lentamente e la cottura continua anche quando la pignata si toglie dal fuoco. Solitamente si cuoce per un paio d’ore. Ma è proprio la preparazione della carne e il tempo lungo di cottura un connubio che porterà ad un risultato che è un’esplosione di sapore.

I tempi lunghi nelle ricette sono sinonimo di tradizioni, in alcuni casi i tempi di cottura si possono dimezzare con l’uso della pentola a pressione, ma nei ristoranti e nelle trattorie di Lecce troverete la carne a pignata originale. Perchè infondo le tradizioni vanno rispettate.

La ricetta

La ricetta della carne a pignata si perde nella notte dei tempi. Una ricetta semplice ma ricca, che il nostro ristorante sa riproporre e reinterpretare per farti apprezzare al meglio questo piatto della tradizione salentina. Gli ingredienti sono pochi: carne (solitamente di calvallo), olio, alloro, cipolla, pomodoro, carote, sedano e pepe. La preparazione è relativamente semplice, ma il piatto ha allo stesso tempo un sapore complesso e unico.

Un piatto che si mangia tutti insieme, condividendolo, prendendo ognuno la propria porzione dal contenitore di terracotta con un cucchiaio di legno, come si faceva una volta nelle case salentine. Un piatto che avvicina le persone che lo condividono e avvicina chi lo degusta alle persone che lo hanno cucinato.

Le rivisitazioni della carne a pignata

Come ogni ricetta della tradizione, anche questa può subire variazioni da zona a zona o persino da ristoratore a ristoratore. Il modo ideale per degustare la carne a pignata è quello di mangiarla assieme al pane casareccio salentino, da utilizzare ovviamente per fare anche la scarpetta.

D’altronde Lecce è una città che riesce ad unire storia, cultura, architettura, ma che sa anche regalare delizie per il palato per consentire, a chi la visita, una sosta fra un monumento e l’altro. Chi assaggia la carne a pignata, assaggia il Salento!

passata di pomodoro salentina

Passata di pomodoro salentina: una tradizione che dura nel tempo

Luglio 21st, 2022 Posted by Cucina Tipica Salentina 0 thoughts on “Passata di pomodoro salentina: una tradizione che dura nel tempo”

Come direbbero i nostri cari nonni: “Salentu, lu sule, lu mare, lu ientu e … lu pummitoru”. Eh già, sappiate che quando si arriva in Salento ci sono poche e semplici regole da rispettare. Si è baciati dal sole, ci si perde nell’ammirare il mare e ci si fa accarezzare dal vento. Ma c’è un particolare da non sottovalutare: sentire il sapore del pomodoro fresco ed, in particolare, della passata di pomodoro salentina.

D’altronde, si sa, le tradizioni culinarie nel Salento sono tante e varie. Sono proprio queste ultime ad accompagnare un viaggio fatto di ricordi, ma che ancora oggi le famiglie qui in Salento mantengono vivo. Infatti, quella della passata di pomodoro fatta in casa è diventato, nei secoli, un vero e proprio rito di famiglia. Le protagoniste sono le nostre nonne o mamme che si svegliavano già alle 5 della mattina per preparare enormi calderoni pieni di pomodori, da cui si ricavava la buonissima passata dai sapori puri, genuini e ricchi di gusto.

Passata di pomodoro salentina: semplicità e autenticità

La passata di pomodoro è un ottimo condimento per primi piatti succulenti. Oppure per varie preparazioni in umido a base di carne e perché no, per preparare anche una buonissima parmigiana di melanzane.
Pochi, semplici ma ricchi e autentici ingredienti per far fare al proprio palato milioni di faville:

  • pomodori
  • acqua (rigorosamente fresca)
  • cipolle di acqua viva
  • olio extravergine di oliva
  • basilico
  • alloro

A tutti questi ingredienti se ne aggiungono, poi, degli altri molto importanti per la buona riuscita della ricetta. Parliamo di passione, dedizione, amore e pazienza

Infatti, dietro la ricetta della salsa salentina, così semplice a vedersi, si cela tutta la fatica, la pazienza e l’amore della tradizione delle famiglie pugliesi che promuovono il loro cibo nostrano e rivendicano ciò che di italiano ancora rimane.

Assaggiare i piatti della tradizione a Lecce

Quando si arriva nella bellissima città di Lecce, è normale avvertire quella irreprensibile voglia di assaporare la passata di pomodoro salentina di cui vi abbiamo precedentemente parlato. Ed è proprio nel nostro ristorante in centro a Lecce, che vogliamo portarvi per gustare le prelibatezze dei piatti tipici leccesi mentre vi godete il panorama barocco della città.

Da La Vecchia Osteria vi sentirete come a casa, rilassati e coccolati. Un locale suggestivo, evocativo, genuino che parla di “tradizione”. Appena entrati, sentiamo quel profumo e quell’accoglienza che solo i nostri nonni e i nostri genitori sapevano regalarci.
Sedendovi potrete subito sentire i profumi inebrianti provenienti dalla cucina e dei piatti prelibati preparati da Chef Totu. Questo grazie a tutti coloro che con dedizione quotidiana portano avanti le vere tradizioni salentine, come la salsa di pomodoro preparata con pomodori a Km0. Allora, allacciamoci le cinture …ops no! intendevo il tovagliolo al collo, perché il viaggio sarà molto lungo.

Buon appetito!

spumone salentino Lecce

Spumone salentino: non un semplice gelato

Luglio 15th, 2022 Posted by Cucina Tipica Salentina 0 thoughts on “Spumone salentino: non un semplice gelato”

Il Salento è una prestigiosa terra, ricca di storia e cultura. Vale la pena visitarla sotto tutti i suoi aspetti, sia geografici che culinari. La zona del leccese, in particolare, si caratterizza con un’offerta gastronomica di gran pregio, dove si tramandano antiche ricette di generazione in generazione. Se ti trovi in vacanza in questi incantevoli luoghi, non potrai lasciare questa fantastica località senza prima aver assaggiato lo spumone salentino. Non un semplice gelato e una tradizionale prelibatezza!

Vale senz’altro la pena approfittare di un assaggio di questo autentico semifreddo nei ristoranti centro città, come da La Vecchia Osteria, circondati dai migliori spettacoli architettonici.

Scopriamo di più sulle sue origini e sulle varianti che col tempo si sono create.

Le origini dello spumone salentino

Lo spumone salentino ha origine già nel Diciannovesimo secolo nelle residenze nobiliari di Napoli. I cuochi che vi erano impiegati avevano lanciato l’idea di voler ricercare qualcosa di diverso e molto ricco, dal gusto innovativo e fuori dall’ordinario. Volevano ottenere un’esplosione di raffinatezze che potesse deliziare i palati della nobiltà nei giorni di festa e cerimoniali.

Doveva essere non un semplice gelato, ma un dessert speciale, sfarzoso ed elegante degno di nota, da poter inserire nei libri di cucina locale più prestigiosi. E l’ardua impresa fu raggiunta, vista la notorietà conquistata in seguito dal nostro spumone

E’ un tipo di gelato conosciutissimo sia in Puglia che nella confinante Campania, ma in misura minore al di fuori di esse. Lo spumone si caratterizza per il suo aspetto arrotondato. In realtà, è costituito da una “forma a cupola” a più strati di gelato, dai gusti generalmente di cioccolato e nocciola. Basta una cucchiaiata per scorgere, al suo centro, un cuore morbido o croccante. Un ripieno che può racchiudere frutta candita, mandorle, nocciole, croccantino, caramello oppure scaglie di cioccolato fondente.

Le varianti

Lo spumone salentino presenta normalmente due gusti di gelato: il cioccolato e la nocciola. La cucina moderna ha creato per lui delle varianti meno convenzionali e scontate, interpretandolo in nuova maniera. Si può trovare, ad esempio, anche con fiordilatte, caffè, pistacchio e stracciatella.
Lo stesso vale per il cuore interno ridefinito ma conservando sempre la ricetta autentica. Nella versione con uvetta, uno spruzzo di liquore marsala o fico candito. È un dolce molto ricorrente durante cerimonie e pranzi o cene importanti in famiglia. Nella vicina Gallipoli, ad esempio, si è col tempo creata un’ulteriore variante diventata, poi assai famosa, con all’interno della crema plombières assieme a una lacrima di liquore San Marzano. 

Detto ciò, non puoi che lasciarti sopraffare dalla voglia e degustare lo spumone che più ti ispira. Perditi in un capolavoro di esuberanti sapori: avrai sempre con te il ricordo del Salento nel cuore!
Ti aspettiamo a La Vecchia Osteria, nel cuore di Lecce, per gustare questa specialità della tradizione salentina, insieme a molti altri piatti tipici del posto.

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