Posts in Cucina Tipica Salentina

lampascioni nel Salento

Il lampascione: cipollotto selvatico tipico del Salento

Giugno 21st, 2022 Posted by Cucina Tipica Salentina 0 thoughts on “Il lampascione: cipollotto selvatico tipico del Salento”

Una tipica coltivazione del territorio salentino è il cipollotto selvatico, comunemente conosciuto come il “lampascione”. Rientra tra le specialità che la terra pugliese ci offre ed è noto anche con il nome latino Muscari Comosum. La sua esistenza risale sin dagli antichi egizi ed è utilizzato sulle tavole, soprattutto, delle regioni di Puglia e Basilicata.

Il lampascione è molto apprezzato sulle nostre tavole. Si caratterizza per il suo sapore leggermente amarognolo ed è ricco di proprietà e nutrimenti.

Scopriamo di più sulla sua storia e sul tipico utilizzo che viene fatto durante i pasti.

Le proprietà del lampascione e la sua coltivazione

Il lampascione, come abbiamo già detto, veniva coltivato dagli antichi egizi ma anche i romani si dedicavano a questo ortaggio, soprattutto per le sue proprietà benefiche. Tra i più famosi si possono ricordare Plinio il Vecchio ed Ovidio che consideravano il lampascione come un alimento quasi afrodisiaco. Infatti, nell’Antica Roma, si usava offrirlo in dono soprattutto quando si svolgeva un matrimonio.

Oggi, il lampascione è conosciuto anche come cipolla canina e si presenta con un bulbo rosso e delle sfumature viola. La vera caratteristica di questo ortaggio è la nota amarognola che emana. Importante è anche la sua coltivazione che, generalmente, avviene in autunno. I semi devono essere necessariamente piantati all’incirca 20 cm sotto terra e durante il mese di marzo si possono raccogliere i primi frutti. Però, è importante aver affrontato un periodo di maturazione che dura circa 5 anni. Dopo la raccolta, il lampascione viene fatto asciugare, quindi deve riposare all’aria aperta prima di poter essere utilizzato.

La coltivazione del lampascione avviene prevalentemente su terreni pianeggiati, ma anche altre tipologie possono essere adatte a patto che non siano rocciose. Ad oggi, sono ancora tanti gli agricoltori che si dedicano alla coltivazione del lampascione e sono altrettanti i turisti che rimangono deliziati quando arrivano in città e assaggiano questo piatto tipico del posto.

Come utilizzare il cipollotto salentino in cucina

Quando si svolge la Festa della Madonna di Acaya, verso la fine di marzo, il lampascione è considerato il protagonista. Inoltre, il lampascione viene anche collegato alla festa di San Giuseppe, in quanto fa parte del menù tradizionale che viene preparato ogni anno in onore della Festa del papà.

Questo ortaggio può essere preparato in tanti modi diversi. I bulbi si cucinano interi e generalmente si preparano con le patate, oppure il classico sott’olio in padella. Vi è una procedura ben specifica per preparare i bulbi. Infatti, è necessario tenerli in acqua per un’ora circa affinché la nota di amarognolo possa sfumarsi. Il sapore un po’ amaro del lampascione è un vero punto forte, lo rendono l’alimento ideale per la preparazione di piatti a base di pesce, zuppe e frittate. Si tratta di un prodotto a cui i pugliesi tengono molto in quanto fa parte della tradizione e ogni ricetta si tramanda di generazione in generazione.

Se ancora non l’hai assaggiato ma e desideri provarne l’autentico sapore, non puoi non farlo a “La Vecchia Osteria”. I nostri lampascioni sono coltivati direttamente nel nostro orto, preparati con cura e pronti per essere serviti come contorno duranti un pranzo o una cena!

pizzi leccesi Lecce

Pizzi leccesi: la bontà dello street-food salentino

Maggio 20th, 2022 Posted by Cucina Tipica Salentina 0 thoughts on “Pizzi leccesi: la bontà dello street-food salentino”

I pizzi leccesi sono popolari per la loro bontà e sono anche noti come “puccette” o “pucce alla pizzaiola” salentine. È una delle ricette più rinomate qui a Lecce per il loro sapore e gusto ricco. Eppure la loro preparazione richiede dei semplici ingredienti, facilmente reperibili. Infatti, la ricetta deriva da un’antica tradizione contadina.

Nello specifico, i pizzi leccesi sono delle focaccine, di piccola dimensione, preparate con olio, farina, sale, acqua e una piccola quantità di lievito. Ma si caratterizzano per il loro colore rosso e le olive che gli danno l’aspetto inconfondibile.

È possibile personalizzare la forma dei pizzi leccesi. Da piccole focacce dalla forma sferica oppure irregolari come schiacciatine.
Ma se c’è una cosa che vi farà innamorare è il loro essere croccanti fuori e morbidi dentro.

La cucina semplice e tradizionale che conquista

Nella città di Lecce, qualsiasi forno dispensa pizzi per tutti i gusti, dal più tradizionale a quello rivisitato e gustoso. Questi “paninetti”, senza una forma ben definita, hanno la propria ricetta originale radicata nelle antiche tradizioni e abitudini delle famiglie di un tempo. Qui, preparare il pane era un vero e proprio rito e guai se qualcosa andava sprecato o non si rispettavano le fasi della preparazione.

La tradizione, infatti, vuole che i pizzi nascano con l’obiettivo di non sprecare tutti gli avanzi dell’impasto rimasto. Raschiando bene il fondo del contenitore era, infatti, possibile raggruppare tutte le rimanenze che diventavano un vero e proprio panino ma dalla forma irregolare. A questo impasto, poi, veniva aggiunto dell’olio e pomodoro che, oggi, sono accompagnati da capperi, olive e cipolle.

Come preparare i pizzi leccesi

Come precedentemente anticipato, i pizzi leccesi sono una ricetta proveniente da una cucina molto semplice e tradizionale. Pertanto, gli ingredienti necessari sono molto facili e basilari da rintracciare. Nello specifico, l’impasto base è composto da farina, acqua olio, sale e lievito.

Mentre, per quanto riguarda il condimento, quello originale presenta origano, olive, capperi verdure, pomodorini e cipolle. Ma come spesso accade, gli ingredienti possono variare ed essere arricchiti ulteriormente. Ottimi come alimento sfizioso prima dei pasti principali ma non può mancare nei tipici aperitivi presenti nei locali leccesi. Anche nei ristoranti salentini, molto spesso, i pizzi sono serviti prima del pasto, all’interno del cestino del pane. Venite ad assaggiarli anche a La Vecchia Osteria, dove la cucina tradizionale leccese e salentine è di casa.

polpo alla pignata Lecce

Polpo alla pignata: un’antica ricetta salentina

Aprile 6th, 2022 Posted by Cucina Tipica Salentina 0 thoughts on “Polpo alla pignata: un’antica ricetta salentina”

Il Salento è una terra conosciuta non solo per i suoi splendidi paesaggi ma anche per un’offerta gastronomica ampia e completa, adatta a tutti i gusti. Per chi ama il mare, ma anche la storia e l’arte, a Lecce e, nei paesi della provincia, è possibile vivere momenti affascinanti tra natura, divertimento e cultura. Tra le meraviglie di questa zona della Puglia, è impossibile non prendere in considerazione la cucina del posto. Quest’ultima è caratterizzata da piatti nati dall’antica tradizione culinaria salentina, le cui specialità si tramandano ancora da generazione in generazione.
Tra questi, uno dei piatti più amati dai salentini e dai turisti che arrivano qui per trascorrere le proprie vacanze, c’è il polpo alla pignata, una delle ricette più antiche del Salento.

Scopriamo come realizzarlo in pochi semplici passi utilizzando ingredienti freschi e attraverso l’autentico procedimento.

Il polpo alla pignata e la tradizione salentina

Questo piatto affonda le sue radici nell’antica tradizione culinaria del Salento. Il polpo, infatti, oltre ad essere una delle specie ittiche più pescate in questa zona, è da sempre protagonista delle pietanze della cucina salentina. La tradizione vuole che si cucini nella cosiddetta “pignata”. Si tratta di un recipiente di terracotta che viene utilizzato da decenni per cuocere la carne o il pesce, direttamente sul fuoco del camino.

La ricetta vuole che il polipo cuocia a lungo all’interno della sua stessa acqua. Questo è un passaggio fondamentale per una perfetta cottura. D’altronde la carne del polpo appena pescato risulta piuttosto dura e ha bisogno di tempi molto lunghi per diventare più tenera. Infatti i pescatori, sono soliti sbattere il polipo con forza sullo scoglio per renderlo più morbido e facile da cucinare.

Ricetta e preparazione

Come detto in precedenza, occorre ricordare di cuocere il polipo direttamente nella sua acqua: senza l’aggiunta di olio o altri liquidi. Infatti, non appena si alzerà la temperatura quest’ultimo rilascerà la sua stessa acqua. È importante utilizzare per la ricetta solo ingredienti freschi che comprendono: il polipo, i pomodorini, le patate, aglio, cipolla o porro, prezzemolo, peperoncino, mezzo bicchiere di vino bianco e, infine, olio evo.

Per cucinare il polpo alla giusta consistenza, si lascia in freezer per una notte, in modo che le sue carni si sfibrino e siano più morbide per essere cucinate. Subito dopo averlo tagliato, si inserisce nelle pignata insieme agli aromi, cuocendolo con coperchio in un primo momento a fuoco basso. Non appena cambierà colore diventando rosa, si sfuma il tutto con del vino bianco e si lascia cuocere ancora per un’ora o un’ora in mezza.

Per capire se il polpo è cotto basterà provare a prenderlo con la forchetta: se si riesce ad afferrare facilmente puoi star certo che è cotto. Come servirlo? Un’idea sfiziosa può essere quella di servire il polpo insieme a crostini di pane abbrustoliti o, se desideri richiamarti alla tradizione pugliese, con delle fette di pane casereccio tipico salentino. La scarpetta sarà superlativa!

Cosa aspetti? Vieni a provare questa squisitezza preparata dal nostro Chef Totu! Solo ingredienti freschi e selezionati per gustare appieno i sapori della Terra del Salento.

San Giuseppe in Salento Lecce

Festa di San Giuseppe in Salento: tradizioni popolari e gastronomia

Marzo 17th, 2022 Posted by Cucina Tipica Salentina 0 thoughts on “Festa di San Giuseppe in Salento: tradizioni popolari e gastronomia”

Con il 19 marzo, oltre alla festa del papà, sopraggiungono anche i festeggiamenti per San Giuseppe. Soprattutto in Salento, tale giorno rappresenta il motivo per ricordare antiche tradizioni e organizzare ricchi banchetti con la propria famiglia. La festa di San Giuseppe in Salento vede la preparazione di prelibatezze che partono sin dalle prime luci del mattino del 19 marzo. Infatti, le donne salentine si impegnano con dedizione per la preparazione di ottimo cibo sia nei giorni precedenti che nei primi successivi.

Al mattino si prepara il pane caldo e le immancabili zeppole di San Giuseppe, il dolce per eccellenza di questa festività ed anche della festa del papà. Queste ultime, vengono date non solo a parenti ed amici stretti, ma anche agli anziani ed ammalati, facendo trapelare, così, un forte senso di solidarietà.

Le tradizionali tavole di San Giuseppe

Quella delle “Tavole di San Giuseppe” è una delle più antiche del territorio salentino. Sontuose preparazioni e ricche tavolate in cui si riuniscono amici e partenti, ma anche sconosciuti. Assaporando quello che la tavola offre è possibile percepire l’essenza dei nostri luoghi autentici in cui predominano il buon cibo e uno spirito sempre caldo di accoglienza. Ed ecco che San Giuseppe in Salento si presenta come una ricorrenza sentita e vissuta. I tavoli addobbati con fiori e candele, le tovaglie e il buon cibo sono un modo per ringraziare il Santo e auspicarne l’intercessione.

Ogni tavolata di San Giuseppe è molto simile in Salento (se non uguali), fatta eccezione però di alcune differenze in base al singolo Comune. Anche se il cibo della tradizione Salentina è sempre lo stesso: i vermiceddhri, ovvero una tipologia di pasta con il cavolo, l’immancabile frittura di pesce, lampascioni con le rape e, infine, le zeppole, il dolce simbolo della Festa. Il tutto servito su tovaglie antiche ricamate e tavole impreziosite da fiori molto colorati e che emanano un buon profumo.

Oltre al gustoso cibo, sui tavoli vengono posizionati anche prodotti con un forte senso religioso: l’olio, il simbolo dello Spirito Santo, il ramo di alloro, per ricordare la grande saggezza del Santo ed il vino, l’essenza stessa della fede che lega tutti durante questa giornata. Insomma, per il popolo Salentino è una festività molto sentita, e la tradizione ha come cosiddetto “punto di riferimento” la città di Giurdignano. Ma con il passare del tempo anche le località di Uggiano La Chiesa, Minervino e Casamassella, si sono unite.

La festa della condivisione

Il senso di unione della comunità salentina è molto forte in questi giorni di festa. Ecco perchè il 19 marzo è ormai un evento attesissimo da grandi e piccini, e non solo! Infatti, da un po’ di anni, sono sempre più i ragazzi e famiglie proveniente dalle zone limitrofe al Salento ed anche in tutta Italia, che sono dalle tradizioni di questo giorno.

A La vecchia Osteria siamo pronti ad ospitarvi per festeggiare insieme questa bellissima festa, assaporando le pietanze tipiche come zeppole e altri prodotti della tradizione salentina.

ricotta forte o ricotta scante La vecchia osteria Lecce

Ricotta forte o “ricotta ‘scante”: per piatti dal sapore deciso

Marzo 4th, 2022 Posted by Cucina Tipica Salentina 0 thoughts on “Ricotta forte o “ricotta ‘scante”: per piatti dal sapore deciso”

Attenzione a non confonderla con quella classica, che è un latticinio piuttosto compatto. La ricotta forte o “ricotta ‘scante”, come diciamo in dialetto salentino, è un prodotto caseario spalmabile tipico pugliese e del Salento. Non solo per la consistenza ma anche dal punto di vista del gusto, non ha nulla a che vedere gli altri tipi di formaggi.

Il suo sapore lo si riconosce già a naso: intenso, deciso e piacevolmente pungente. Infatti nasce da qui la denominazione dialettale, “ricotta ‘scante”, con l’intento di mettere in guardia l’assaggiatore, che non si ritroverà ad assaggiare un formaggio dolce. Queste caratteristiche la rendono un vero e proprio ingrediente principale e fondamentale per alcune delle preparazioni della cucina tradizionale pugliese e salentina, capace di conferire un sapore e una personalità unica alle pietanze.

Come si prepara la ricotta forte

La ricotta forte viene prodotta principalmente nei mesi che vanno da ottobre a maggio. La sua lavorazione deriva dalla produzione delle mozzarelle, a cui si aggiunge una piccola percentuale di latte al siero di vacca o capra.

Il procedimento è simile a quello della ricotta classica: il composto viene portato a temperatura di affioramento (tra i 70° e gli 80°) per poi essere lasciato spurgare su tavole di legno affinché si elimini il liquido in eccesso. Per questo procedimento vengono utilizzate delle “fuscelle” di giunco. Questo fin quando non sarà necessario sostituirle con dei contenitori di terra cotta per rimescolare l’intera massa, al fine di evitare la formazione di muffe. Questo processo di fermentazione è la vera e propria differenza, fondamentale, che conferisce alla ricotta una consistenza e un colore diverso.

Con il passare del tempo, e quindi con l’avanzare della stagionatura, la ricotta forte diventa sempre più cremosa e giallastra fino a raggiungere il suo riconoscibile sapore intenso e piccante. L’intero processo di lavorazione dura circa 5 mesi, dopodiché è pronta per essere consumata.
Il segreto della ricotta forte sta proprio nella stagionatura, che oltre a incidere in maniera particolare sul gusto, conferisce al prodotto un ciclo biologico più lungo rispetto alla classica ricotta. Basta fare attenzione e conservarla in un luogo fresco e asciutto.

Gli utilizzi in cucina

Molte ricette tradizionali pugliesi e salentine prevedono l’utilizzo della ricotta forte o “ricotta ‘scante”. Quest’ultima trova impiego in diverse portate. Ad esempio è un ingrediente che si presta molto bene per accompagnare le paste fresche fatte in casa come le “sagne ‘ncannulate” preparate dal nostro chef Totu. Infatti, la ricotta forte è capace di conferire un gusto particolare e intenso alle salse che si usano per condire primi piatti.

Non solo sulla pasta, la ricotta forte spalmabile, come ci fa intuire il nome stesso, è perfetta per essere spalmata su crostoni di pane, dando un carattere deciso anche agli aperitivi con gli amici.
Anche come ripieno nei panzerotti o calzoni fritti, si presenta come un vero e proprio must dello street food salentino e pugliese.

tradizioni a tavola salento lecce ristorante

Il valore delle tradizioni a tavola: il punto di vista del nostro chef

Febbraio 24th, 2022 Posted by Cucina Tipica Salentina 0 thoughts on “Il valore delle tradizioni a tavola: il punto di vista del nostro chef”

Esordisce così il nostro chef Totu: “L’Italia è un paese che ha un grande legame con il passato. Ogni cosa che faccio durante la giornata mi ricorda di come era la vita qualche anno fa. Ogni gesto lo associo spesso ai genitori e ai nonni. Perché oltre ad avere una cultura profondamente radicata, l’Italia è famosa nel mondo per una cosa bellissima: i suoi sapori e i suoi profumi inconfondibili e imparagonabili”. Vediamo insieme allo chef il valore delle tradizioni a tavola.

Cibo e tradizione

Il connubio tra cibo e tradizione è ciò che rende grande la nostra identità. Ogni piatto possiede al suo interno i sapori e gli odori del passato! Ecco perché, nonostante la grande innovazione in cucina, molti chef preferiscono procedere manualmente nella scelta degli ingredienti e nella preparazione dei piatti. Questo perché alla base di ogni buon piatto c’è l’amore che ogni chef mette e il rispetto per ogni ingrediente e preparazione.

Tradizioni a tavola

Ma parlando nello specifico di cucina salentina, si parte subito dai formati di pasta! La pasta più famosa e più gradita nel Salento sono sicuramente le orecchiette che, come vedremo, sono le protagoniste di molti dei piatti della tradizione. Non solo, anche i “minchiareddi” fanno la loro bella figura nelle preparazioni tipiche salentine. Questi due formati di pasta possono essere conditi in diversi modi. Ma daranno il loro meglio se serviti nel modo più semplice e tradizionale possibile: con sugo e ricotta salata grattugiata sopra, condimento che sprigiona non solo un ottimo sapore, ma anche un sentore tradizionale che è impossibile non cogliere.

Un altro piatto molto antico della tradizione salentina, che viene servito ancora oggi vede come protagonisti i ceci e la pasta. Trovate questo squisitissimo piatto anche sul menù de La Vecchia Osteria ed è chiamato dai leccesi: “ciceri e tria”. Nasce come un piatto povero, motivo per cui gli ingredienti della pasta sono unicamente acqua, sale e farina.

Un’altra pietanza dal sapore tutto salentino sono le friselle. “Ciambelline” di grano o orzo, cotte tipicamente in forni a legna e che necessitano di “spunzatura” (ovvero di essere messe a mollo in acqua per un po’ di tempo) prima di essere consumate. La loro preparazione, che prevede la cottura e l’essiccazione nel forno a legna, gli permette di essere un ottimo salva-cena, avendo una lunga conservazione.

I condimenti da utilizzare per le friselle sono infiniti! Da una base così, infatti, si può ottenere qualsiasi pasto. Una sana merenda per bambini, se condite con semplice olio e sale, a un antipasto gourmet, se condite in modo più elaborato. In ogni caso, è una pietanza che ricorda la tradizione e strizza l’occhio all’innovazione, portando così tanta versatilità in tavola.

Il pesce: protagonista della tavola

Come si può parlare di tradizione culinaria salentina senza parlare del protagonista della tavola? Il pesce. Grazie alla sua forma, il Salento è immerso nel male e dallo stesso si fa sommergere. Vogliamo parlare di due ingredienti della tradizione salentina: le cozze e le patate. Questi due ingredienti, con l’aiuto delle giuste spezie e procedure, si prestano a decine di preparazioni tutte diverse fra di loro ma tutte deliziose allo stesso modo.

In Salento, la tradizione e la cucina vanno a braccetto e ogni giorno in tutte le tavole del Salento si entra a contatto con il passato senza rinunciare al futuro. Questo significa dare valore alle tradizioni a tavola.

fucazza de Carnevale ristorante lecce salento

La “fucazza de Carnevale”: il carnevale salentino a tavola

Febbraio 21st, 2022 Posted by Cucina Tipica Salentina 0 thoughts on “La “fucazza de Carnevale”: il carnevale salentino a tavola”

L’atmosfera che il Carnevale regala è unica nel suo genere, complici la fantasia delle maschere, l’allegria portata dai carri e il sapore autentico ed inconfondibile dei piatti tipici che, in pochi morsi, sono in grado di farci tornare bambini. Ogni regione vive il Carnevale a modo proprio, l’Italia dunque è costellata di tradizioni locali uniche, tutte da scoprire. La “fucazza de Carnevale” ad esempio, è un tipico piatto di questo periodo e si prepara a Lecce e dintorni.

Storia del Carnevale in Salento

Nel Salento questa festa è particolarmente sentita, in quanto le sue origini affondano le radici in epoca pagana e precristiana.

Le tradizioni introdotte in quelle epoche vennero poi riprese nel Novecento, più precisamente nel 1954, quando i primi carri allegorici cominciarono a sfilare per le strade. Fra questi carri, seguito da un gruppo di “chiangimorti” cioè le lacrimatrici, spicca quello di Teodoro, detto “lu Titoru”.

La sua maschera, assieme a quella di madre Caremma, è tipica del Carnevale salentino, ci spiega il nostro chef Totu. La leggenda racconta che al ritorno dal militare, il giovane Teodoro chiese alla madre di preparargli un piatto di polpette. Queste però erano così buone che Teodoro le mangiò con troppa foga e si soffocò, morendo.

Questo è il motivo per il quale il suo carro è accompagnato dalle lamentatrici. Non c’è da stupirsi che Teodoro sia caduto vittima della propria ingordigia, viste le prelibatezze che offre la cucina salentina, specialmente nel periodo del Carnevale.

Le ricette tipiche

Ce n’è per tutti i gusti: per gli amanti del dolce si va dalle classiche e immancabili chiacchiere ai più tipici e particolari cannelloni di Carnevale. Croccanti involucri a base di tuorlo d’uovo ripieni di impasto di mandorle tostate, ricotta schiacciata, zenzero e cannella, il tutto servito con una spolverata di zucchero a velo.

Per chi ama il salato, invece, il piatto per eccellenza è la cosiddetta “fucazza de Carnuale”, immancabile sulle tavole salentine nel periodo del Carnevale. Preparata in antichità dalle massaie salentine, si tratta di una torta salata dal ripieno ricco e gustoso. Viene consumata soprattutto il Martedì Grasso, ma è adatta ad ogni periodo. Infatti, un piatto versatile, delizioso sia come pasto completo che come antipasto. Inoltre, la sua è una preparazione semplice, che richiede però le doverose attenzioni per ottenere il massimo risultato.

Ricetta della fucazza de Carnevale

L’impasto è lo stesso della pizza: farina, acqua, sale, lievito con un pizzico di zucchero, per una pasta dalla fragranza inconfondibile che fa da scrigno ad un ricco ripieno a base di polpa di maiale, pecorino grattugiato, mozzarella e pomodorini. Il tutto salato e pepato a dovere per dare quella marcia in più.

L’impasto viene poi arricchito con un giro d’olio da spennellare in superficie. Basterà farla cucinare in forno per 60 minuti per ottenere una superficie dorata e croccante, pur mantenendo l’impasto morbido e fragrante grazie alla lievitazione.

La fucazza de Carnuale è una pietanza già deliziosa di per sé. Ma se preparata con ingredienti accuratamente selezionati e con attenzione perigliosa per ogni procedimento, può veramente fare il salto di qualità definitivo. Se poi si considera di assaggiarla in un locale dove si respira l’aria semplice e autentica tipica dell’accoglienza salentina, come La Vecchia Osteria, l’esperienza raggiunge il suo apice di godimento!

Messapi tradizioni gastronomiche salento lecce ristorante

I Messapi: le tradizioni gastronomiche degli antichi abitanti del Salento

Gennaio 31st, 2022 Posted by Cucina Tipica Salentina 0 thoughts on “I Messapi: le tradizioni gastronomiche degli antichi abitanti del Salento”

Gli abitanti del Salento ancora oggi continuano a tramandare di generazione in generazione le antiche tradizioni gastronomiche dei messapi.

I messapi giunsero in Italia agli inizi dell’età del ferro per scappare dalle invasioni nemiche. Il termine messapi deriva da Messapia, tradotto come “terra di mezzo, tra i due mari” che sta ad indicare proprio la penisola salentina.

Il popolo dei Messapi è noto soprattutto per le sue abitudini alimentari. Loro preferivano infatti, una dieta varia costituita soprattutto da verdure, cereali, legumi, carne, erbe selvatiche spontanee e formaggi. I Messapi utilizzavano tutti questi ingredienti, ricreando spesso ricette molto salutari.

Tradizioni gastronomiche dei Messapi

I piatti tipici che ancora oggi vengono preparati sono ad esempio: la bruschetta con la scarola leccese e il formaggio di capra, la zuppa di cicerchia o la torta alla ricotta. Poi ci sono ancora i fagottini ripieni di scamorza e menta e la carne alla pignatta.

I messapi ci tenevano molto alla preparazione dei piatti, infatti dedicavano molto del loro tempo alla coltivazione degli ingredienti. Un’attenzione particolare veniva data alle viti e quindi di conseguenza dell’uva. Tutti questi prodotti, soprattutto il vino e l’olio, venivano poi commercializzati lungo tutte le coste del Mediterraneo.

Messapi: tra storia e presente

Ecco perché per i salentini è molto importante la storia dei Messapi. Chef Totu ci racconta che è grazie alla loro cucina e all’amore per la coltivazione degli ortaggi se oggi possiamo gustare alcune delle ricette tradizionali che piacciono in tutto il mondo. La produzione vinicola salentina costituisce un importante e fondamentale elemento per quanto riguarda il settore agroalimentare a livello nazionale. Un altro pezzo importante tramandato da secoli!

Il vino locale ancora oggi è chiamato in dialetto salentino “Mieru”, termine che deriva dall’antica parola utilizzata da Romani e Greci “Merum” per indicare il vino, questa parola a sua volta deriva dall’espressione “mir” utilizzata per indicare una cosa buona.

Ricette antiche

Ora arriviamo alla pratica. Ci facciamo spiegare dal nostro chef come si preparano questi piatti tanto semplici quanto gustosi. La bruschetta di scarole e formaggio di capra. Possiamo definirlo un piatto semplice e genuino proprio per i pochi ingredienti che caratterizzano il piatto. Per la preparazione basterà mettere a bollire dell’acqua sul fuoco con una pentola, aggiungere e far cuocere la scarola tagliata precedentemente e cuocerla per soli 5 minuti. Si fa poi saltare in padella con aglio e olio per circa mezz’ora. Intanto bisogna preparare il pane, metterlo su una piastra antiaderente e tostarlo. Si passa poi alla composizione: bisogna mettere scarole e ricotta di capra sulla fetta di pane tostata e gustare questo genuino, pratico e veloce antipasto.

Altro piatto tipico è la zuppa di cicerchie, ha anch’esso una preparazione facile e rapida ed è di basso costo. È un piatto caldo ideale per i primi tempi freddi, appunto perché si tratta di una zuppa, minestra. Le cicerchie sono dei legumi ricchi di fibre e proteine con un sapore delicato, sembrano un mix tra piselli e fave.

Prima di passare alla preparazione vera e propria del piatto, bisogna mettere in ammollo questi legumi per almeno 24 ore e cambiare l’acqua ogni tanto, poi basterà scolarli e tenerli da parte. Intanto preparare in una seconda pentola un trito di cipolle e sedato e soffriggete con dell’olio extravergine d’oliva per qualche minuto. Dopo si aggiungono le zucchine, le patate, i pomodori e la cicerchia, sale e pepe qb. Di tanto in tanto bisogna mescolare il tutto e aspettare che si cuocia per circa un’ora con l’aggiunta periodica di acqua. Aggiungere le spezie aromatiche, impiattate e gustate.

Buon appetito!

Il vincotto: una tradizione che rende deliziosi i piatti del Salento

Gennaio 28th, 2022 Posted by Cucina Tipica Salentina 0 thoughts on “Il vincotto: una tradizione che rende deliziosi i piatti del Salento”

I prodotti tipici della Puglia sono numerosi e sicuramente avrai sentito parlare anche del vincotto! Un particolare e versatile condimento che viene usato per esaltare il sapore delle pietanze specialmente durante le feste. Le origini del vincotto sono molto antiche e ancora oggi viene preparato rispettando la ricetta originale a base di mosto d’uva o fichi. Ma vediamo insieme al nostro chef Totu la storia e come si prepara questo condimento tanto amato dai Leccesi.

La storia e la ricetta del vincotto

Conosciuto anche come “cotto” o “cuettu”, il vincotto pugliese si ricava delle uve locali di Primitivo, Negroamaro e Malvasia. Questo condimento, che viene realizzato anche in altre zone d’Italia con procedimenti simili a quelli leccesi ma con altre varietà d’uva. Era usato nell’antica Roma come ingrediente per addolcire carni e torte. Per creare bibite energiche e piacevoli al palato, spesso veniva usato il vincotto insieme all’acqua.

La lunga cottura del mosto d’uva è la fase che in tanti casi può arrivare fino a 12 ore!  In fase di ebollizione l’acqua tenderà ad evaporare, senza alterare la quantità di sali minerali e zuccheri. Quest’ultimi racchiudono principalmente glucosio. Esiste anche una versione a base di fichi con un colore tendente al rubino scuro e una sapore maggiormente intenso.

I numerosi utilizzi

Diversamente da quello che si potrebbe pensare, il vincotto è un condimento che non serve solo a valorizzare il gusto dei piatti tipici salentini. Perfetto con i dolci come le cartellate, si usa anche per accompagnare i taralli neri foggiani, il torrone ma non solo.

Uno degli abbinamenti che riscuotono maggior successo è quello con la ricotta fresca. Oltre che con altri formaggi a pasta molle. Puoi anche sposare il vincotto con i salumi, specialmente con il prosciutto crudo e lo speck per realizzare antipasti dal sapore unico e inimitabili.

Yogurt, gelato, frutta fresca e biscotti sono altri prodotti che possono essere conditi con il vincotto, molto utilizzato anche per creare bibite e drink. Del resto le caratteristiche di questo vino, soprattutto l’elevato contenuto di polifenoli, lo rendono adatto non solo agli adulti, ma anche ai bambini. Questo spiega come mai viene consigliato per trattare i malanni di stagione, ovvero influenza e tosse, oltre che come balsamo lenitivo per la cute dei neonati.

Altre curiosità di chef Totu

Come anticipato il vincotto del Salento vanta una lunga storia e in passato veniva mescolato alla neve per poi essere mangiato davanti al focolare. Per la preparazione dovrai procurati un’ampia pentola in rame o acciaio in cui effettuerai l’operazione di bollitura che porterà alla pastorizzazione, quindi alla riduzione della massa.

Il risultato è quindi un liquido abbastanza denso che dovrà essere imbottigliato in vetro quando è ancora ben caldo. Una volta chiuso ermeticamente dovrai lasciarlo raffreddare per il tempo necessario. Quanto ai tempi di conservazione, in genere questa bevanda resiste fino a 12 mesi. Così da poter essere utilizzata in ogni stagione per condire ogni tipo di piatto dolce o salato.

Perché in inverno è più importante rispettare la stagionalità degli alimenti

Dicembre 29th, 2021 Posted by Cucina Tipica Salentina 0 thoughts on “Perché in inverno è più importante rispettare la stagionalità degli alimenti”

Lecce è una città ricca di tradizioni culinarie, con alcuni piatti tipici estremamente deliziosi, caratteristici e ricchi di nutrienti importanti per il nostro organismo. Chef Totu s’impegna ogni giorno a rispettare la stagionalità degli alimenti all’interno del suo locale.

Frutta e verdura, ad esempio, sono presenti in svariati piatti tipici leccesi. Apportano al nostro organismo una grande quantità di vitamine, in grado di aiutare il sistema immunitario. Senza dubbio ciò può essere particolarmente utile in inverno. Il periodo dove statisticamente c’è maggiore rischio di andare incontro a influenze.

L’importanza della stagionalità degli alimenti per la nostra salute

Sebbene ormai possiamo trovare al supermercato qualsiasi alimento in qualsiasi periodo dell’anno, rispettare la stagionalità specialmente per frutta e verdura, è un aspetto purtroppo sottovalutato e a cui bisogna porre grande attenzione. Un frutto tipico dell’estate per essere messo in commercio in inverno comporta un aumento del consumo di prodotti da serra. Con un elevato contenuto di conservanti, come ad esempio gli antimicrobici.

Sotto quest’ottica, quindi, rispettare la stagionalità ha effetti concreti anche nel rapporto con l’ambiente. Permettendoci di nutrirci con prodotti di qualità superiore ad un prezzo inferiore. Lo stesso chef Totu propone ai clienti piatti tipici ideali per il periodo attuale.

Rispettare la stagionalità degli alimenti non è solo utile in ottica ambientale ma anche e soprattutto per il nostro organismo. Come già accennato in precedenza dobbiamo seguire una dieta il più possibile varia. Per apportare tutti i macronutrienti e i micronutrienti fondamentali per lo svolgimento delle funzioni biologiche del nostro organismo.

Anche per ogni periodo stagionale specifico, quindi, abituare il corpo a determinati alimenti piuttosto che ad altri può essere una scelta vincente. E ciò può esserci fornito proprio dalla frutta e dalla verdura, molto variegata.

Gli alimenti in base alle stagioni

In inverno, per esempio, il freddo e le varie influenze mettono a dura prova il nostro sistema immunitario, pertanto, avere delle forti barriere difensive è di grande aiuto. Consumare alimenti ricchi di vitamina C diventa quindi molto utile, come ad esempio mandarini, arance, kiwi, mele, cavolfiori, broccoli, cavoli e molto altro ancora.

La primavera è il periodo successivo dove depurare l’organismo dalle scorie e tossine accumulate durante l’inverno, e proprio per questo tra gli alimenti consigliati in questa fase dell’anno troviamo carciofi, fragole, asparagi ecc., tutti caratterizzati da un effetto diuretico e depurante.

L’estate, come noto da tutti, è dominata da quegli alimenti ricchi d’acqua e sali minerali, per idratare il corpo e rinfrescarci contro le afose temperature del periodo. Dominano quindi i meloni, angurie, pesche, zucchine e molto altro ancora.

In autunno, infine, patate, castagne, zucche, cachi possono essere di aiuto per il nostro organismo come deposito di carboidrati e proteine, per preparare il corpo ad affrontare al meglio il rigido periodo invernale. I ciceri e tria, un piatto tipico che chef Totu prepara spesso, è l’ideale per questo periodo, visto l’ottimo quantitativo di nutrienti, la pesantezza non eccessiva e il sapore intenso ottenuto.

logo footer la vecchia osteria

Viale F. Lo Re, 9 - 73100 Lecce - P.Iva 03457290751

pagina facebook la vecchia osteria