Lecce si distingue per la ricchezza e l’esuberanza del barocco grazie alle sue chiese ed ai suoi palazzi seicenteschi costruiti con pietra leccese.
Conosciuta anche grazie alla sua gastronomia di alto livello, favorisce un’esperienza unica per chi vuole soddisfare il proprio palato.
Un piatto tipico da gustare, per esempio, sono gli gnummareddhi o turcineddi, involtini di interiora come fegato, polmone, cuore e milza, avvolti all’interno del budello di agnello.
Nati nelle aree del sud Italia, la loro dimensione è di due o tre centimetri di larghezza per una lunghezza di circa dodici centimetri.
La storia degli gnummareddhi
I signori feudali, i mezzadri ed i latifondi mangiavano solo le carni pregiate; al popolo spettavano soltanto le frattaglie. Così i contadini delle masserie fecero in modo da far diventare gustosi anche gli “scarti” degli ovini! Li cucinarono in tanti modi diversi e li resero una vera prelibatezza che tutt’ora troviamo nei ristoranti e sulle nostre tavole.
Non si sa per certo se gli gnummareddhi siano nati in un unico posto o contemporaneamente in zone diverse e con diversi modi di preparazione. L’unica cosa certa è che presto sono diventati una pietanza molto amata dai contadini delle masserie che li abbinavano anche a cipolle, peperoni o formaggi di pecora o di capra.
Gli gnummareddhi vengono cucinati di solito sulla griglia con foglie di alloro o rametti d’ulivo e ramagghia, ovvero foglie d’ulivo conservate dopo la potatura e lasciate in balle per vari mesi. Infine, vengono serviti in piatti o in un panino. Il metodo di preparazione di questo piatto non cambia molto nelle varie zone in cui è proposto; ciò che in realtà cambia è la sua denominazione.
Gli gnummareddhi prendono il nome dal latino glomu, glomeris e dal latino antico gnomerru che significa “gomitoletto”. A Foggia, invece, il loro nome è Turcinello che deriva dal verbo “torcere “oppure mboti nel Salento. In Irpinia vengono preparati anche al sugo e li chiamano “mugliatielli”.
Dalla campagna gli gnummareddhi sono diventati una tradizione culinaria, nominati anche in una poesia di Raffaele Chiurazzi che si intitola “O scartellat” il quale paragona un mendicante gobbo ad uno di questi involtini.
Curiosità
Vengono anche mostrati in un film con Rocco Papaleo che si intitola “Basilicata coast to coast” dove un piatto di gnummareddhi fa desistere uno dei personaggi dal proposito di evitare i ristoranti nel viaggio a piedi da Maratea a Scanzano Jonico e solo chi ha sentito il profumo sfrigolante degli gnummareddhi può capire di cosa si tratta.
A seconda della zona di origine gli gnummareddhi vengono prodotti tutto l’anno, oppure mangiati come tradizione pasquale.
Se vuoi degustare il sapore autentico degli gnummareddhi, preparati secondo la tradizione, vieni a trovarci. Da noi troverai tutti i primi tipici della nostra terra, preparati con cura e presentati con maestria!